DEL CIELO E DELLA TERRA
La collezione di globi e apparati astronomici del Museo di Geografia
La collezione di globi e apparati astronomici del Museo di Geografia dell’Università di Padova comprende otto pezzi molto differenti tra loro che raccontano del diverso ruolo che questi suggestivi ed evocativi oggetti hanno avuto nel tempo.
Il gruppo più antico è rappresentato da una coppia terrestre-celeste di cm 68 di diametro, opera del celeberrimo cartografo olandese Willem Janszoon Blaeu. I due globi sono databili intorno al 1650, ma mentre il celeste, con le sue affascinanti costellazioni acquerellate a mano e le decorazioni in foglia d’oro, è completo, il terrestre ci è giunto lacunoso. E’ però in corso un importante restauro che ricollocherà le due parti superstiti su una struttura sferica e consentirà di recuperarne il senso originario. Di poco successivo è un terzo globo, anch’esso celeste, pubblicato nel 1695 dal noto editore romano Domenico De Rossi, a partire dalle matrici cartografiche in rame ideate nel 1636 dal tedesco Matthäus Greuter. Sono, questi, globi estremamente raffinati e curati sotto il profilo estetico, oltre che scientifico, all’epoca destinati spesso ad impreziosire luoghi di rappresentanza.
Il secondo gruppo risale invece ai primissimi anni del Novecento e si lega strettamente all’insegnamento della geografia all’Università di Padova. Particolarmente interessanti sono il bellissimo esemplare a rilievo che accoglie i visitatori sulla soglia delle sale del museo e quello, realizzato dal celebre cartografo tedesco Heinrich Kiepert, dedicato alle comunicazioni mondiali, dove possiamo osservare le principali tratte ferroviarie, le rotte dei piroscafi e le linee telegrafiche che già nel 1904 consentivano a persone e informazioni di circolare ampiamente sulla Terra.
Un altro globo tedesco, realizzato a Stoccarda da Adolf Mang tra il 1908 e il 1910, si è rivelato la parte principale di un apparato astronomico universale, di cui il museo conserva vari altri elementi, seppur disassemblati. Nel 1878 lo stesso Mang lo aveva brevettato per sostituire i tradizionali planetari, telluri e lunari con cui si insegnava la geografia astronomica. L’apparato giunse all’Istituto di Geografia fisica nel 1925 come risarcimento di guerra.
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